martedì 1 dicembre 2009

Il cuore delle cose - un racconto fotografico


E benvengano siano gli insegnanti severi, quelli che un pò ti fanno soffrire ma che poi ti porti dentro per tutta la vita, quelli che insegnano sempre e soprattutto fuori dagli orari di lezione, anche quando non sei più studente.
Quelli con cui, una volta laureato, costruisci un rapporto.
Benvenuti quelli come Virginia Sica, che torneremmo tutti in aula ad ascoltare per ore.

Con lei giovedì in Statale racconterò attraverso alcune foto l'esperienza del mio ultimo viaggio nelle campagne giapponesi. Non so bene come sia capitata un'occasione del genere, fatto sta che il discorso è pronto: certo se non avessi infilato in valigia anche le parole delle sue lezioni strapiene di studenti, sicuramente in quei tre mesi avrei capito molto meno.

Per chiunque avesse voglia di essere presente... ci vediamo alle 14.30 in Aula Magna, Polo di Mediazione linguistica e culturale - Piazza Indro Montanelli 1-14, Sesto San Giovanni (MI)!

lunedì 16 novembre 2009

Taste of time


Una serata in cui sei amici si ritrovano intorno ad un tavolo dopo 13 anni e hanno tutti le stesse facce.
Hanno cambiato zona quasi tutti, cominciano a fare bilanci, ma nessuno si è dimenticato di quel cortile in cui si passavano tutti i pomeriggi: si scoprono cose insospettate, ovvero che in tutti questi anni si sono pensati.
"Sai, la tua casa me la ricordo. Ogni volta che passo per la tua via butto un'occhio al tuo portone".
Cose così.
E a fine serata è tutto esattamente come prima e noi che per strada ci abbiamo giocato, e parecchio, giochiamo ancora allo stesso modo, alla soglia dei trenta.
Dopotutto in ognuno dei tredicenni di allora c'era già il seme di quello che sarebbe diventato.


venerdì 6 novembre 2009

Blocco del blogger.


Da parecchi giorni trascuro questo blog, ma non perchè non abbia cose da scrivere.
Il fatto è che, al di là dei mille lavori che mi occupano le giornate ma non rimpinguano il conto, ho una specie di blocco: da un lato l'ultimo viaggio si fa sempre più lontano, dall'altro la situazione qui sembra ancor meno definita del solito... aspetto sempre che succeda qualcosa di compiuto, con un inizio e una fine, di cui poter scrivere.
Una specie di limbo, insomma, e qualcosa mi dice che ci sarà da attendere ancora un pò.
Nel frattempo preparo una selezione di foto per la mia prima esperienza in università dopo la laurea: in una sorta di conferenza, il 3 dicembre, cercherò di raccontare la vita nelle campagne giapponesi, le persone, i suoni, i sapori e i colori del vero motore dell'Impero.
Scorro foto su foto e rivivo mille situazioni.

Catalogare i ricordi è un lavoro che richiede un sacco di tempo.

giovedì 15 ottobre 2009

Italian Sunday



INGREDIENTI: un'ora di macchina,


una giornata tersa ma con un pizzico di nuvole,

la voglia di stare insieme,


la buona cucina,


il lungolago per una passeggiata,


gli animali,


il panorama,


una bella spolverata di colore,


l'orizzonte,


... e un bel piatto di castagne calde.

giovedì 8 ottobre 2009

Cento di questi giorni


Di giorni come quello di ieri, nella mia vita ne conto tre.
Li ricordo tutti con precisione.

Il primo nel maggio del '96: io che la mattina in cui la sinistra ha vinto corro per i corridoi del liceo e salto al collo di Campo, che come me aveva aspettato tutta notte gli stessi risultati. Gli era uscito un "ce l'abbiamo fatta", come dicono i pensionati al bar che commentano le partite di calcio in prima persona.
Davvero sentivamo che qualcosa sarebbe cambiato. Avevo 15 anni.

La stessa sensazione, lo stesso brivido poi in una sala dell'Eurisko (esattamente 10 anni dopo), mentre intervistavamo al telefono gli italiani sui loro consumi: dopo tre giorni di attesa era circolata la voce dei risultati ufficiali delle elezioni, con la vittoria di Prodi.
Di poco, per un pelo. Ma quel poco bastava a farci respirare un'aria diversa, a farci immaginare (tra un'intervista e l'altra) un futuro a breve termine che magari di interviste telefoniche non ne avrebbe più previste.

Si dava già per scontata la legge sul conflitto di interessi, e che quindi o la politica o l'informazione sarebbero diventate una cosa seria.
Almeno una delle due, per esclusione.

Inutile dire che è durata poco, talmente poco da farmi pensare di essere quasi rassegnata a delusioni del genere.

Ma una sentenza come quella che ieri ha bocciato il Lodo Alfano (di cui mi ha informato un intervistato con cui quasi ci mettiamo a piangere al telefono), riesce a dimostrarmi che quello spirito non l'ho perso; dimostra che qualcosa ancora può andare nel verso giusto (quello del buon senso), che in Italia c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di onorare la carica che ricopre e di fare quello su cui Napolitano ha chiuso gli occhi.

Fa sentire un pò più liberi e meno precari. Un pò più fiduciosi se vuoi.

Anche perchè finalmente di fianco al pc dell'Eurisko tutti i giorni posso appoggiare il Fatto Quotidiano, che scrive in modo chiaro quello che ho sempre sperato di leggere in un giornale.

Quello che di questi giorni è realmente impagabile sono gli attimi di attesa, le innumerevoli visite sul sito della Repubblica in attesa del verdetto della Consulta.
E' quello che vedi negli occhi di chi ti sta accanto e che sente ciò che tu senti: c'è una luce diversa, una forza ed un'allegria incontenibile e lucida.
C'è la complicità, anche se non ci si conosce, come se si fosse vinta una partita in cui si è giocato insieme.
I messaggi che cominciano ad arrivare sul cellulare per condividere la gioia, anche se non sappiamo ancora se e che cosa cambierà, e qualcuno che promette pasticcini per festeggiare il giorno dopo o che propone una colletta per inviare un fascio di rose rosse a De Benedetti.

lunedì 21 settembre 2009

Il mio vicino Totoro

Serranda di un garage a Tokamachi!

Dopo 21 anni dalla sua uscita in Giappone, Totoro è arrivato nelle sale italiane: pur avendolo visto decine di volte, siamo corsi al cinema.
Tanti bambini ma anche adulti, qualcuno da solo, che sicuramente come noi sapeva già cosa stava andando a vedere.

Io ho cominciato a piangere coi singhiozzi alla prima schermata blu, e non ho più smesso. Non perchè ci fosse qualcosa di triste ma, anzi, perchè era tutto incredibilmente bello.

Lì è contenuto con esattezza il motivo del mio amore sviscerato per quella terra, quello che a parole non riesco mai a spiegare.

Il fatto è il Giappone è capace di creare sogni simili, che poi in fondo forse sogni non sono.

L'atmosfera delle risaie, delle case di legno e dei santuari, delle cicale e delle rane, lo spirito dei boschi... non è così magico perchè si tratta di un cartone animato. E' così davvero.
Chi di noi da bambino non ha mai visto muoversi i Nerini del buio (makurokurosuke) agli angoli della stanza, spegnendo la luce prima di addormentarsi?

Avrei voluto che in quella sala ci fossero tutti i bambini di Milano (e possibilmente meno madri: "eh si, questo cartone è più da femmine"... mio Dio.) perchè, se solo potessero crescere tenendo a mente questa meraviglia, io credo avrebbero una vita più genuina, più gentile, più lieve.


Totoro alla fermata del bus e la crescita dei semi...

sabato 12 settembre 2009

Terra, acqua e fuoco.


Tra tutte le esperienze nipponiche che non ho ancora raccontato e tra cui sto cercando di fare ordine nella mia testa, c'è questa, iniziata come tutte le altre: la vicina di casa dal grembiule giallo che mi sveglia di buon'ora e mi carica in macchina per una destinazione imprecisata.
Una vecchia scuola in montagna, ho scoperto poi, in cui un maestro insegnava alle donne del luogo a lavorare la terracotta.

L'imperfezione speciale

Ciabatte all'ingresso, grembiule da lavoro, un tornio a testa e soprattutto tutte le spiegazioni in giapponese. Si sono fatti in quattro per farsi capire.
Il mio tornio che girava veloce, la mia fatica evidente e qualche fallimento tecnico non gli impedivano di esclamare "sugooooi", "jozu neeee"... ma io nella mia opera non vedevo granché di eccezionale.

...La mia firma!

Le mani del maestro invece erano uno spettacolo. L'argilla gli obbediva silenziosa, si piegava ad ogni sua leggera pressione senza che lui facesse fatica.
Più efficiente di una macchina, in un paio di minuti preparava tazze da the, piatti, vasi.


Sono stata alla scuola tre volte in tutto: la prima ho dato forma alle mie tazze, la seconda, con l'argilla quasi asciutta, le ho decorate, ma la terza..... è stata una cerimonia tribale.
Innanzi tutto era notte fonda.
Il maestro non era nell'aula ma all'aperto, vicino al forno con alcuni uomini del paese: erano lì da tre giorni, a curare il fuoco, dandosi il cambio per riposare sui sacchi a pelo stesi in classe.
Le donne si occupavano di portare qualcosa da mangiare, una zuppa di miso calda che li riscaldasse, il caffè che li tenesse svegli.
Loro a turno controllavano la temperatura, aggiungevano legna, facevano respirare il fuoco in un paesaggio completamente nero e sommerso nel gracidare delle rane.
Tante risate, tanto sake (che il maestro aveva chiesto di evitare per non perdere la concentrazione), tante stelle sulle nostre teste.
Intorno al fuoco, come in una cerimonia che sa di antico.

La tribù intorno al fuoco

mercoledì 9 settembre 2009

Post it


Vorrei sempre ricordarmi di non cedere alla pigrizia, all'apatia, alle giornate da bollino variopinto in autostrada, alla domanda se valga o meno la pena di piantare una tenda per una notte soltanto.

Vorrei tenerlo a mente e forzarmi a dire di si anche in quelle occasioni, che sicuramente si presenteranno, in cui magari per comodità direi di no.

Perchè non ci sono motivazioni valide abbastanza per rinunciare al primo bagno nel mare di metà settembre, ad una notte ventosa passata in tenda, agli amici, alla celebrazione dell'ultimo viaggio di una macchina che ancora conserva la poesia del mangiacassette e che ha fatto valorosamente il suo dovere.

lunedì 31 agosto 2009

Un giorno d'estate anche per noi



Per chi quest'anno non ha visto il mare,
anche una gita di un giorno sul lago d'Orta profuma di vacanza. Amici, macchina fotografica, cd da viaggio ed un sole insperato che ha colorato le case di toni accesi.
Ho pensato che questo posto sarebbe perfetto da visitare con i primi amici giapponesi che capiteranno in Italia: mentre camminavamo per i vicoli di Orta mi immaginavo già cosa avrebbero potuto dire se fossero stati lì con noi.

La gita in barca a San Giulio per me è valsa forse di più dell'isola stessa, disabitata, eccetto il convento, e non troppo ospitale, ma che ci ha regalato un matrimonio scozzese e uno degli abbracci d'amore più romantici che io abbia mai visto:

Il vero motivo della gita è stata la finale mondiale dei fuochi d'artificio, che quest'anno sono stati il sottofondo della mia estate... ma certo che tanta gente così non ce la saremmo mai immaginata: il panino con la salamella della cena è stato una lotta e considerando quanto siamo stati in macchina al ritorno, avremmo potuto tranquillamente andare a vederli anche se fossero stati nelle Marche.

Ma lo spettacolo sul lago ...

lunedì 24 agosto 2009

In un giorno così...


... in cui in realtà non è successo niente di eccezionale, ho pensato che della mia vita non cambierei niente.
Nonostante il lavoro precario, nonostante le mille incertezze, nonostante quello di me che non mi piace, non lo farei nemmeno potendo.

Forse perchè ho avuto la fortuna di aver vissuto delle realtà diverse, la fortuna di aver incontrato persone così distanti da me eppure così vicine e simili, da essere entrate a tutti gli effetti nella mia vita e nelle mie giornate.

Non cambierei nulla anche grazie a quegli amici che conosco da una vita e che, come ieri sera, offrono sempre un posto accogliente dove rifugiarsi tra quattro chiacchiere e qualche bruschetta.

Non lo farei per questa sensazione di essere qui in una parentesi che mi separa dal prossimo viaggio.

Per i giri notturni in vespa attraverso i campi.

Per quello che ho imparato, ovvero che se non vedi, se non scopri, se non prendi posizione, se non sei curioso, se non ascolti, se non chiedi, se non incontri, allora non serve a niente.

Quindi adesso mi vesto ed esco, buona serata a tutti.

giovedì 20 agosto 2009

Diario di qualcosa che nasce


Per riprendere contatto con questa vita italiana ho cominciato a grattare i muri della camera nella casa nuova: gratto via tutti quegli schizzi di calce che li rendono ruvidi, raschio via la vita vecchia per costruircene dentro una nuova.
Gratto e intanto ci parlo, con questi muri... Cerco di ascoltare la mia camera di che colore vorrebbe essere, come sarebbe più naturale disporla.
Immagino il muro che andrà ricostruito per dividerla dal bagno.
Ascolto i rumori di questo posto nuovo che si è fatto scegliere in fretta e guardo felice tutta la luce che riesce a contenere.

martedì 18 agosto 2009

Lights


Passatempo estivo per chi è già tornato in questa città ancora poco popolata o per chi non è ancora partito: di sicuro per chi ha amato il più lungo e complesso Vision Room Escape Game ed attendeva qualcosa di simile... sia in inglese che in 日本語
Buon divertimento!

Cicale



Se ogni stagione ha un suono, quello dell'estate per me è il frinire delle cicale.
E mai ne ho sentite tante tutte insieme come camminando verso il tempio di Tokamachi.

giovedì 13 agosto 2009

ゴールデン街


Quella notte non ho fatto foto, nemmeno una: la macchina era appoggiata sulla mensola un pò precaria di quel locale e non l'ho mai toccata.
Semplicemente, mi sono dimenticata.
O forse, visto che di fronte ad uno scenario del genere era impossibile dimenticarsi, ho scelto per una volta soltanto di godermelo.
Mi sono goduta la visione del barista dai capelli arancioni e l'asciugamano legato sulla fronte per combattere il caldo umido di una notte di agosto a Tokyo, mi sono goduta l'atmosfera intima intorno a quell'unico tavolo intorno a cui era costruito il locale.
Ci si stava in 4, meno di 10 metri quadri, e noi (un regista, un attore, un produttore cinematografico ed una fotografa), col barista l'abbiamo riempito.
Il tempo si è consumato in fretta, tra sigarette al mentolo, Shochu e pensieri un pò più sinceri del solito.
Era qualcosa che non si poteva fotografare.
Una serata perfetta e troppo veloce, tra i vicoli del Goldengai di Shinjuku.

martedì 11 agosto 2009

La terra che trema


Da due giorni sono tornata in Italia e in Giappone la terra ha tremato due volte.
Attaccata al televisore aspetto notizie un pò più precise, ma i servizi sono sempre gli stessi....

Un terremoto di cui nessuno ha parlato, perchè insignificante, una settimana fa mi aveva svegliato nel mio futon, nel cuore della notte: il pavimento tremava, le assi della nostra casa di legno scricchiolavano.
Uno come quello di questa mattina non riesco nemmeno ad immaginarlo.

Mi viene da pensare all'ultimo giorno a Tokamachi, in cui Nobu è venuto a casa a prendermi per portarmi in un santuario Shinto ai piedi di un monte, in cui si sente la natura con i suoi dei.
In macchina abbiamo parlato tanto e mi ha raccontato perchè porti sempre gli anfibi militari, anche sotto lo yukata estivo: "E' dal terremoto di cinque anni fa... con questi posso andare ovunque e aiutare le persone".
L'attuazione nipponica del "Si vis pacem, para bellum".

Vorrei tanto che fosse finita e non ce ne fosse più bisogno.

martedì 4 agosto 2009

The pain I'm used to


Sono gli ultimi due giorni qui a Tokamachi e l'aver consegnato il portfolio ad un direttore di eventi di Tokyo, arrivato qui apposta per incontrarmi, non rappresenta ancora una concreta possibilita' di ritorno.

E' uscito anche il sole, dopo interminabili giorni di pioggia, e di sicuro non mi rendera' piu' facile lasciare questi posti: il verde brillante delle risaie, le case di legno e queste persone che sorridono sempre, che ti parlano anche se non puoi capire, che ti riempiono di regali, che passano il loro giorno di riposo portandoti in giro per le montagne.

lunedì 27 luglio 2009

柏崎市の花火、fuochi d'artificio a Kashiwazaki




Ho sempre letto di festival di questo genere nei fumetti, ho visto nei cartoni animati le ragazze vestite in yukata, le lanterne per le strade, e sempre mi sono chiesta se davvero fosse qualcosa di  cosi' poetico.


In realta' e' molto di piu'.
Due ore di fuochi che illuminano a giorno i volti di centinaia e centinaia di persone sedute in riva al mare, quasi in silenzio, e la fanfara che annuncia le esplosioni piu' importanti.



Esplosioni che rimbombano nel petto e alzano un coro di "oooooh".

Il cielo sembra quasi che non essere abbastanza grande.


Due ore di colore, di meraviglia, e poi una fiumana che si riversa composta nelle strade del paese, con le proprie stuoie sotto braccio e qualche bimbo addormentato sulle spalle dei genitori.

sabato 25 luglio 2009

Anteprima


Ieri pomeriggio grande fermento: alle 16 ritrovo nel teatro di Tokamachi per prepararsi al grande evento, l'anteprima del film しゃったぁず4 per gli abitanti della citta'.
Mesi di lavoro.
Tutti agitati per un cambio di orario e luogo di proiezione repentino comunicato solo 2 giorni prima, ci chiedevamo quante persone si sarebbero presentate... 
Quando le prime sono cominciate ad arrivare e' stato commovente.
Alcuni settori del teatro erano stati chiusi credendo forse che non sarebbero serviti, ma sono stati aperti ed in parte riempiti. 
La proiezione e' stata preceduta dal discorso dei 4 membri fondatori del progetto - Hatanaka, Yuta, Kris e Mouri- che hanno raccontato i loro intenti, l'aiuto delle persone locali nella realizzazione del film e quanto il loro progetto si sia ingrandito rispetto alle ipotesi iniziali.

Ha parlato il sindaco di questa citta' che in inverno viene sepolta da metri di neve e nonostante tutto resiste, sono stati intervistati tre dei quattro attori principali.

Il film, che per la prima volta ho visto dall'inizio alla fine e non spezzettato per scene, e' scorso semplice, sereno, pulito, con un messaggio chiaro che sicuramente e' stato apprezzato.
Gran parte delle persone in sala si e' vista recitare sul grande schermo. 
Alla fine sui titoli di coda molti applaudivano a ritmo di musica... e fortse qualcosa qui sta gia' cambiando, ma di questo vi raccontero' la prossima volta.


domenica 19 luglio 2009

Monsone


Non so chi sia il metereologo che settimana scorsa ha annunciato la fine della stagione delle pioggie, notizia immediatamente recapitata sul cellulare dei cittadini, ma con ogni probabilita' al momento sta distribuendo fazzolettini omaggio a Shibuya.

Piove, piove, piove, l'aria e' sempre umida e i pochi raggi di sole che spuntano ogni tanto non fanno altro che aumentare l'afa e il malumore.
Gli unici ad essere rigogliosi e felici di questo clima sono i campi di riso, di un bel verde vivace.
Nel frattempo i lavori di preparazione procedono e qui e' tutto un avvicendarsi di persone che si offrono come manovali, operai, autisti, cuochi... asciugamano legato in testa , qualche inchino e via andare.

mercoledì 15 luglio 2009

Quel che resta del sushi


Se l'ultima sera Tokamachi mi sono trovata davanti ad un enorme vassoio di sushi gentilmente offerto dai coinquilini, questa volta la sorpresa e' stata ancora piu' grande, proporzionalmente alle dimensioni del piatto.

Non c'e' voluto molto perche' restasse solo un fagottino di riso e qualche chicco sparso qua e la, mentre noi chiacchieravamo e ricreavamo l'atmosfera di un paio di mesi fa, riesumando il ricordo di qualche episodio divertente.

E' ancora una grande famiglia, che si allarga e si restringe velocemente, fatta di gente che va e che viene a qualunque ora del giorno e della notte. 
C'e' qualcosa di speciale, in questa vecchia casa circondata dai grilli, che invita tutti ad entrare.

martedì 14 luglio 2009

Lampo geniale

Giovanni in Piazza del Popolo! Foto presente sul sito


Ogni tanto le cronache dei giornali sono illuminate da qualche lampo di genio: e' il caso di Giovanni Fontana (altrimenti detto Amadori Valter), che in Piazza del Popolo a Roma, armato di stendino e sedie, ha messo in piedi un banchetto di dialogo.
Si e' messo a disposizione delle persone, di tutte, chiunque fossero e di qualunque cosa volessero parlare: poesia, sport, emo e vecchi amori.

Le persone, sommerse di parole dal mattino alla sera, dopo tutto hanno solo voglia di essere ascoltate.

Forse la sua iniziativa non cambierà il mondo (e non pretende certo di farlo), ma di sicuro ha regalato un'esperienza diversa e piacevole a qualcuno.
Magari questo qualcuno, grazie alla chiacchierata con Giovanni, prenderà il coraggio necessario a cambiare qualcosa nella propria vita.

In questa notte giapponese un po' insonne, ho letto di lui su Repubblica e sono andata sul suo sito a leggere dei suoi incontri.... ve lo consiglio perché e' semplice, diretto, acuto, divertente.
E poi anche perché al mondo, guizzi di questo genere, meritano di essere un po' celebrati.

Ora di punta


Toccata e fuga a Tokyo, per restare più tempo possibile a Tokamachi: una notte soltanto ed una giornata per gli acquisti da grande città.
Puntello fissato con i due compagni di viaggio (Hatanaka San - regista e Mouri San - produttore del film) alle 20 in una stazione poco lontano da Shibuya, dove avrei dovuto comprare un paio di cose da Tokyu Hands.... quindi perché fare due volte la strada, una volta per le compere e una con i bagagli?
Tanto a Shibuya c'e' il deposito!

Errore.

O meglio, il deposito c'e' -una volta che lo trovi- peccato che non ci sia un buco libero... in più sono le 18 di venerdì sera, tutti escono dal lavoro e si riversano nelle strade già affollate di per se' in qualunque ora del giorno.
Io ho zaino da viaggio, la valigiona che supera i 20 kg e per non farsi mancare niente anche qualcosa che nello scorso viaggio non ero riuscita a portare a casa.
Ma non posso abbandonare l'idea di andare da Tokyu Hands, sarebbe un tradimento alla tradizione... quindi comincio a spingere la mia valigia, infastidendo visibilmente i più.

Fa un caldo inenarrabile: 30 gradi, umidità al 90%, ma non piove.
La stagione monsonica e' tremenda.

Raggiungo il grande magazzino, che non e' mai immediato da trovare e  per giunta in una strada in salita, alla cassa prendono in consegna la mia valigia e sono libera di salire al piano B2 a cercare quello che mi serve... peccato che non ci sia più.

Io ci ho provato. 
Riprendo la mia valigia e torno alla fermata della stazione, probabilmente con aria un po' sconsolata perché una signora mi chiede se abbia bisogno di una mano.

La scoperta peggiore pero' devo ancora farla: devo ancora varcare i tornelli della metro e accorgermi che da quell'ingresso non c'e' nessun ascensore.
Se non fosse stato per un angelo americano che ha preso la mia valigia e l'ha portata su per due rampe di scale, non so come avrei fatto... ecco qui il sito di Samm Bennett, musicista provvidenziale!


venerdì 10 luglio 2009

Abitudine


Abitudine vuol dire anche entrare in un fastfood giapponese (dove fast signifca che non fai in tempo a sederti che hai gia` ordinato e sei gia`stato servito, con tanto di the freddo offerto come standard e ringraziamenti gridati dalla cucina), mangiare riso e manzo da sola leggendo l'Internazionale (che con fatica sei riuscita a recuperare a Malpensa prima di partire), e non sentirti a disagio.

E quattro.



Volo turbolento che mi ha lasciato dormire poco, per la prima volta JAL sebbene il biglietto fosse Alitalia: un aereo enorme a due piani, di quelli che se li guardi partire sembra incredibile che possano decollare, ma che quando sei a bordo hanno un'accelerazione che ti incolla al sedile.
In effetti la partenza e' il momento del volo che mi piace di piu'... dentro di me mi accorgo di pensare sempre "dai dai dai dai, vai, di piu'" finche` le ruote non si staccano da terra.

Dopo 10 ore e 40' sono atterrata in una Tokyo umida e afosa che toglie il respiro e appiccica la pelle: 30 gradi e 90% di umidita`, senza pioggia.
Ho compilato i moduli all'arrivo senza nemmeno stupirmi piu'del fatto che mi venga chiesto di certificare che non ho compiuto reati, che non porto con me armi da fuoco, droghe di alcun tipo, coccodrilli o altri animali di specie protetta.
Ovviamente ho sorvolato anche stavolta sui salami e i formaggi da regalare nascosti in valigia.

Dall'aeroporto alla citta' ho scelto la via piu' lunga ed economica: treno JR fino a Shinagawa, con temperature polari che fanno immediatamente colare il naso, e poi metro fino a casa... in totale 2 ore e 30' di viaggio.

La sensazione questa volta e` ancora diversa: sono abituata, e` tutto familiare; suoni, profumi, aeroporto, linee della metro.
Anche qui a casa non sono piu` un evento, ma semplicemente qualcuno che torna da un viaggio e con cui riprendi i discorsi lasciati prima della partenza.
Ho ritrovato i miei asciugamani ad aspettarmi sul futon pronto ed alcune cose che avevo lasciato, esattamente nella stessa posizione.
Il cane stamattina e` venuto a dormire con me.
Tutto normale insomma, dall'altra parte del mondo.

venerdì 12 giugno 2009

Già che ci siamo: il nucleare.



Oggi va così, sento che nel mio piccolo devo fare qualcosa per dire la mia e cercare come posso di cambiare le cose.
Questo è il Professor Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984.

Libertà d'informazione


Stamattina prendete in mano le vostre coscienze e vi prego, andate a firmare l'appello di Repubblica ... fatelo anche se siete tra quelli che, in maniera per me del tutto irrazionale, hanno votato l'attuale governo (certo, sempre che un  briciolo di coscienza vi sia rimasta).

Con l'approvazione dell'emendamento al decreto legge sulle intercettazioni, noi non sapremo più niente di quello che accade davvero là dove si decide della nostra vita quotidiana e del nostro futuro.

Informatevi, finchè potete.