domenica 24 maggio 2009

Fiori di campo

Quando ero in Giappone mi sono chiesta spesso cosa mi mancasse dell'Italia, e mi sembrava sempre che non mi mancasse nulla in particolare, anzi.
Certo, la frutta o la verdura dei mercati, da acquistare al kilo (a prezzi ragionevoli) nei sacchetti di carta invece che al singolo pezzo: le fragole, i pomodori, i cetrioli.... questo si.
Un pò come ora mi manca il riso con le alghe che mangiavo immancabilmente ad ogni pasto.
Tornando però ho scoperto che nell'atmosfera rilassata e leggera di Tokamachi, nella perfetta funzionalità di ogni cosa e nella gentilezza delle persone, forse mi era mancata un pò di quella spontaneità anche aggressiva del mio paese, i toni di voce alti, le risate fragorose.


Se nelle campagne giapponesi fioriscono lungo le strade i bulbi di narciso, qui fioriscono i fiori di campo.


mercoledì 20 maggio 2009

Birthday's wish



Questa testa rotonda e leggera, fatta di carta, è una figura votiva giapponese che simboleggia ottimismo e costanza: gialla, bianca, rossa o verde, solitamente viene venduta nelle vicinanze dei templi.
Esprimendo un desiderio, si disegna con inchiostro nero un occhio... se il desiderio si avvera, si disegna anche l'altro.

Ho trovato questo Daruma in un negozio dell'aeroporto di Narita, mentre correvo piena di borse al check in: ne avevo sempre voluto uno ma non mi era mai capitata l'occasione... così ho deciso di comprarlo e di tenerlo per esprimere un desiderio il giorno del mio compleanno.
Non ho ancora deciso bene quale sarà questo desiderio, ma ho tempo fino a stasera.

martedì 19 maggio 2009

All the things are impermanent、 無常ならざるもの



That which is born will also die,
That which has met will also part,
What has been taken will be lost,
What has been made will break.
Time flies past like an arrow.
All is evanescence.
Is there, in this world,
Anything not transient?

生まれたものは
会ったものは別れ
持ったものは失い
作ったものはこわれます
時は矢のように去っていきます
すべてが無常です
このにおいて
無常ならざるものはあるのでしょうか


mercoledì 13 maggio 2009

思い出横丁, la strada dei ricordi


思い出横丁、la strada dei ricordi. Uscita est di Shinjuku, in una miriade grattacieli e di luci che impediscono al cielo notturno quel blu che vedevo tra le risaie.

Un sottopasso e all'improvviso un vicolo stretto ed un susseguirsi di stanze, di cucine affacciate sulla strada, di griglie, spiedini, sgabelli, voci.

La temperatura che sale di dieci gradi e l'umidita' si mischia al profumo della carne alla brace.

Noi che prima di decidere lo giriamo quattro volte, per poi lasciare la scelta ad Arakawa e salire al primo piano di una di queste vecchissime costruzioni in miniatura.

Secondo i programmi iniziali la serata dei saluti avrebbe dovuto finire intorno alle dieci, eppure davanti agli spiedini e a quel tavolo avevamo ancora voglia di stare insieme.

E poi i discosi non erano piu' quelli di quando ci eravamo conosciuti: ora che comincio a capire quando parlano tra loro, possiamo davvero iniziare a comunicare. Possiamo scherzare.

Parliamo non piu' solo per questioni di sopravvivenza... e allora la grey zone, che in un gruppo di ragazzi piu' una gaijin forse non ha senso, fa spazio a quella che per me e' la black zone, vero tutti quei pensieri che qui generalmente si tacciono.
Un po' sconvolgente sentirli uscire dalle loro bocche, ma in definitiva rassicurante.
Siamo tutti uguali, ed ora forse anche un po' piu' vicini.

Finita la cena non era ancora il tempo per i saluti e, se non ci fosse stato un ultimo treno da prendere, probabilmente per me quella serata sarebbe durata fino a mattina.
Mi e' venuta voglia, tra tutti quei grattacieli, di un parco.

E c'era. Con gatti e conigli. Con i senzatetto nelle loro tende e con una pace che non si puo' raccontare.

Per me Shinjuku ora e' un ricordo nuovo.

venerdì 8 maggio 2009

La consistenza delle cose

Piu' si avvicina l'ora di lasciare un luogo e piu' le strade, gli alberi, il campo da baseball della scuola che fino a qualche giorno prima erano assolutamente reali e solidi, perdono di consistenza.
Perdono la loro materia, come se diventassero piu' leggeri, sfuggenti, ovattati.

Stanotte non riuscivo a dormire, ho infilato la giacca e sono uscita.
Per strada non c'era un'anima, non una macchina, e le strade piu' che dai lampioni erano illuminate dalla luna.
Al tempio le statue mi sono sembrate enormi e di un chiarore pallido; ho salutato i pesci del laghetto e il ciliegio che era fiorito durante le riprese del film.
Nel silenzio si sentiva solo lo scorrere dell'acqua.
Poi ho camminato per queste strade, ancora una volta.


domenica 3 maggio 2009

Kimono matsuri


La mattina e' iniziata con la voce agli altoparlanti che annunciava la chiusura delle strade principali. Non ho fatto in tempo a scendere e ad aprire la porta di casa, che davanti all'entrata stavano gia' allestendo le bancarelle: le mamme con i bambini e gruppi di ragazzi portavano in strada il loro mercatino dell'usato o dell'artigianato.
Alle 10 l'aria sapeva gia' di carne alla brace e zucchero filato, il profumo delle feste.
Oggi e' stata la festa dei kimono, ma non solo: anche di tutti i giovani che quest'anno compiono vent'anni. 
Maggiorenni.
Un po' ribelli, con il trucco pesante, capelli decolorati ma... in kimono.
Le strade erano tutte un colore e le carpe di stoffa volavano da un capo all'altro della strada.
Ci siamo uniti alla festa portando uno dei nostri tavoli sul marciapiede davanti all'ingresso: in tanti si sono fermati a parlare con noi che, a quanto pare, siamo diventati famosi in tutta la citta' per la questione del film, soprattutto dopo l'intervista della NHK.
Si sono fermate anche persone che non avevamo mai visto... 
Chi portando delle birre, chi degli involtini di carne e funghi, chi dolci di riso e fagioli rossi.... tanti amici sono rimasti con noi fino a che si e' fatta sera.