Quella notte non ho fatto foto, nemmeno una: la macchina era appoggiata sulla mensola un pò precaria di quel locale e non l'ho mai toccata.
Semplicemente, mi sono dimenticata.
O forse, visto che di fronte ad uno scenario del genere era impossibile dimenticarsi, ho scelto per una volta soltanto di godermelo.
Mi sono goduta la visione del barista dai capelli arancioni e l'asciugamano legato sulla fronte per combattere il caldo umido di una notte di agosto a Tokyo, mi sono goduta l'atmosfera intima intorno a quell'unico tavolo intorno a cui era costruito il locale.
Ci si stava in 4, meno di 10 metri quadri, e noi (un regista, un attore, un produttore cinematografico ed una fotografa), col barista l'abbiamo riempito.
Il tempo si è consumato in fretta, tra sigarette al mentolo, Shochu e pensieri un pò più sinceri del solito.
Era qualcosa che non si poteva fotografare.
1 commento:
a volte rimane più nitido un ricordo di una fotografia, è vero
assolutamente vero.
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